Lettera di Rifondazione Comunista a Liberazione sul Reclutamento dei Ricercatori
- At April 19, 2007
- By gloria
- In Linguistics, Personal
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Copio sotto una lettera di Rifondazione Comunista pubblicata su Liberazione il 15 aprile 2007.
Loro sembrano contenti… mah. Speriamo bene.
La cosa che mi consola è il riferimento alla possibilità per gli atenei di indicare tra i prerequisiti un settore preciso. In questo caso 2 membri della commissione nazionale dovrebbero essere scelti tra gli ordinari del settore. Non è molto ma meglio di niente, perché non mi pare proprio che essere valutati da qualcuno che non sia uno specialista possa aiutare la meritocrazia in alcun modo.
L’altra cosa che mi fa ridere (ma con tristezza) è il far passare questi 7 membri della commissione nazionale come “santi”, al di sopra di ogni preferenza… ma scusate allora il nepotismo di cui tanto accusano le selezioni da chi sarebbe fatto dai ricercatori in commissione?! E gli associati che non possono partecipare perché a rischio di ricatto, chi li ricatterebbe secondo loro?! Sempre lo stesso cattivissimo ricercatore in commissione?! Mah… mi sa che è un’altra italianata.
Addirittura poi voler togliere agli atenei la possibilità di avere voce in capitolo, quando son gli stessi che si sono battuti per l’autonomia della scuola e dell’univeristà a me pare una summa dell’incoerenza umana…
In principio io non ho poi molto da ridire sul nuovo sistema di reclutamento (a parte la non specificità del settore… ma pensate un’ordinario di linguistica che giudica un ricercatore in letteratura o viceversa…). Posso essere preoccupata, ma insomma, come tutti quelli che fanno del loro meglio in questo mestiere, spero che “se la ruota gira, prima o poi passerà di qui”!
Liberazione 15.04.2007
Finalmente una buona riforma sul reclutamento universitario
Fabio de Nardis – Dipartimento Università e Ricerca Prc
La sera del 3 aprile il Ministro Mussi ha convocato i responsabili di Università e Ricerca dei partiti della maggioranza per discutere gli ultimi ritocchi alla bozza di regolamento sul reclutamento dei ricercatori universitari. Come Rifondazione Comunista abbiamo constatato che gran parte delle nostre osservazioni espresse in fase di elaborazione sono state accolte e questo ci consente di essere parzialmente soddisfatti. Dico parzialmente perché, come è noto, la nostra posizione in tema di concorsi è legata all’adozione di un sistema di valutazione tutto nazionale, che privi quindi le sedi locali dell’ampia e spesso dannosa discrezionalità di cui hanno goduto fino ad oggi in tema di reclutamento.
Ma a quadro legislativo invariato questo non è giuridicamente possibile dunque i concorsi rimarranno sostanzialmente locali ma con importanti elementi di novità. A bandire i concorsi saranno sempre le sedi periferiche ma i candidati, prima di accedere alla fase locale di valutazione, dovranno superare il filtro di una commissione nazionale composta da sette esperti revisori, cinque dei quali sorteggiati nell’ambito di una lista di professori ordinari di università italiane o di dirigenti di ricerca presso enti pubblici afferenti al macro-settore scientifico disciplinare per il quale è bandito il concorso, mentre i due restanti saranno estratti a sorteggio da una seconda lista di studiosi stranieri o di riconosciuto valore internazionale.
Nel caso in cui le Università banditrici abbiano fatto esplicito riferimento ad alcuni settori scientifico-disciplinari come profilo richiesto, due dei cinque revisori italiani dovranno essere sorteggiati nell’ambito della lista ristretta di professori ordinari del medesimo settore.
Il compito dei sette referees, che rimarranno anonimi per tutta la durata del concorso, sarà quello di valutare curricula e titoli scientifici dei candidati per poi stilare, ciascuno, un giudizio analitico riassunto in un voto complessivo.
Solo i candidati inclusi nel quarto superiore della graduatoria temporanea di merito potranno accedere alla seconda fase di valutazione che si realizza nelle Università banditrici. In questo caso, il Rettore nomina una commissione composta da un presidente e sei professori ordinari (interni o esterni all’Ateneo), di cui tre comporrebbero la cosiddetta parte istituzionale e tre la parte disciplinare.
La commissione locale dovrà valutare curricula, titoli scientifici e didattici, oltre alle lettere di presentazione dei candidati (fino a un massimo di tre) firmate da esperti possibilmente esterni all’Ateneo. Dovrà infine valutare la prova seminariale che ogni candidato sosterrà pubblicamente sui risultati delle proprie ricerche, mostrando padronanza delle conoscenze e consapevolezza metodologica.
Anche i membri delle commissioni locali hanno a disposizione un punteggio da attribuire a ogni candidato. Si dovrà infine redigere una graduatoria finale sommando al punteggio della graduatoria temporanea di merito quello risultante dalle valutazioni locali.
Spetterà al Rettore, accertata la regolarità degli atti, approvare la graduatoria e nominare in ruolo i vincitori.
La presenza di due livelli di valutazione, uno nazionale e uno locale, consentirà di ridurre radicalmente la possibilità di inquinamento delle dinamiche concorsuali, perché anche se alle commissioni locali sarà lasciato un ampio margine di manovra esse saranno chiamate a decidere su una lista già ristretta di candidati, passati al vaglio dei revisori esterni che, in quanto anonimi per tutta la durata del concorso, non potranno essere condizionati nel processo di valutazione. Per intenderci, le commissioni locali dovranno comunque decidere tra i migliori.
Inoltre, se il candidato vincitore dopo tre anni di ruolo non dovesse superare il vaglio della commissione di conferma, il suo budget sarà sottratto all’Ateneo di appartenenza, dunque a nessuna Università conviene far vincere chi non ha ancora i titoli o le competenze necessarie a svolgere un buon lavoro didattico e di ricerca.
Qualcuno potrebbe giustamente contestare il fatto che le commissioni valutatrici siano composte da soli ordinari, ma questo è stato necessario per poter ovviare alle condizioni di sudditanza psicologica che sovente si verificano in sede di commissione per il fatto che alcuni dei valutatori devono essere essi stessi ancora valutati. Purtroppo allo stato attuale troppo spesso nelle commissioni di concorso si determinano situazioni di malcelato ricatto nei confronti di ricercatori e associati da parte del barone di turno.
Naturalmente questo nuovo regolamento serve a poco se non verrà presto corredato da una o più leggi che riqualifichino per esempio i dottorati di ricerca in Italia, specie ora che diventano uno dei presupposti all’ammissione ai concorsi. Così come andrà quanto prima risolta l’annosa questione dello stato giuridico dei docenti, separando finalmente reclutamento e carriera.
A questo riguardo Rifondazione Comunista ha presentato una proposta di legge che sembra già registrare un certo interesse da parte del Governo e il consenso delle associazioni di categoria.
Ma soprattutto va risolta la questione delle risorse. Regolamentare i concorsi è quasi inutile se poi questi non si bandiscono. Il Ministro ci ha assicurato che si batterà perché all’Università e alla Ricerca sia restituito il maltolto fin dalla prossima finanziaria per arrivare a bandire entro breve tempo almeno 2000 concorsi l’anno.